- Troppa grazia sant'Antonio, afferma Alberto Faustini nel suo editoriale di domenica, a proposito dell'affollamento di candidati alla successione di Dellai, quasi in risposta all'invito fatto il giorno prima da Piergiorgio Cattani ad intraprendere un percorso alla camomilla sulle primarie; io oserei di più.Terminata la fatica delle primarie nazionali del centrosinistra ( un quasi congresso del PD, come è giusto che debba essere ), a partire dal 3 dicembre sarà il caso di pensare alle successive scadenze: la scelta dei candidati a Camera e Senato, alla carica di Governatore del Trentino e al Consiglio provinciale. Candidati di che? Ovviamente del Partito democratico, in quanto porcellum o non porcellum si va ormai decisamente verso il bipartitismo, grazie anche alle scelte in quella direzione che stanno maturando nel centrodestra. Il segnale arrivato dalla Sicilia è inequivocabile: assorbite dal movimento 5 stelle le varie istanze di protesta radicale è al PD, forza di maggioranza relativa, che spetta l'onore e l'onere di governare. In Trentino, specularmente alla Sicilia ( ricordate la vicenda della Rete, con l'asse Orlando- Palermo?) l'urgenza delle primarie nasce dal fatto che è necessaria una verifica sul grado di consenso che l'azione del PD e del suo esponente di punta Alberto Pacher ha riscosso e riscuote attualmente nel Trentino. Come sostiene Tonini nel suo recente "L'Italia dei democratici"a ridosso della competizione elettorale non vi sono che congressi e primarie per galvanizzare gli elettori. Intanto si facciano pure avanti, nella competizione, quelli che hanno avuto esperienza amministrativa: il sindaco di Trento Andreatta ad esempio, che da piazza Dante potrebbe difendere il ruolo di Trento capitale più che dagli scranni di palazzo Thunn, sarebbe un ottimo candidato per le primarie a governatore.Una bella gara ad esempio con Donata Borgonovo, con un lagarino doc come Olivi, un giudicariese tosto come Olivieri e il capogruppo provinciale Luca Zeni rinsanguerebbe il partito. Si abbandoni in fretta la stucchevole discussione sul tavolo della vecchia maggioranza di centrosinistrautonomista e si parli finalmente di contenuti
- e di un modello alternativo di sviluppo (qualcuno si è preso la briga di leggere i concreti punti programmatici indicati da Laura Puppato?). Per il Senato della Repubblica sarebbe auspicabile organizzare competizioni con il rispetto di genere, catapultando nella gara a ricercare tramite primarie il grado di consenso fra i cittadini elettori di centrosinistra goduto da consiglieri provinciali uscenti, ex parlamentari, società civile, per verificare, valle per valle, città per città, quanto sia stato forte il loro radicamento; competizione comunque aperta, per cui ai vari contendenti un bel bagno di italianità nella gara per Roma contro i contendenti nuovi che si affacciano ai Palazzi non guasterebbe. Per la Camera è oggettivamente necessario attendere la definizione della legge elettorale. Questione di settimane, poi anche lì, fra deputati uscenti, militanti attivi e società civile, a partire dal segretario Nicoletti, una gara aperta attraverso le primarie sarebbe un ottimo ricostituente per un partito, il PD, ultimamente piuttosto anemico. Non era questo lo spirito del Lingotto? Se poi il risultato dovesse essere che i candidati, così scelti alle primarie, alla prova del voto di primavera e di autunno dovessero risultare perdenti, un PD del Trentino all'opposizione non sarebbe poi un dramma. In passato, ai tempi della DC trionfante, Mario Raffaelli può confermarlo, l'opposizione democratica seppe comunque svolgere un lavoro di critica costruttiva nei settori strategici per la crescita del Trentino. Avanti quindi, senza rivolgere la testa all'indietro con il nostalgico richiamo alla centralità degasperiana come perno delle alleanze di governo.
- Vincenzo Calì
giovedì 15 novembre 2012
primarie trentine e italiane
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