mercoledì 12 gennaio 2011

federalismo all'italiana

Ora fra "Ciusi e Gobi" la questione di chi si porta a casa la fetta migliore di polenta si fa seria. Se per i discendenti cimbri dei comuni finitimi del vicentino (sette comuni) per il migliaio di produttori di fagioli di Lamon, per i quattro nostalgici del cortinese, la faccenda poteva essere liquidata con una manciata di euro concessa dalla PAT, per l'intera provincia di Belluno suona un'altra campana. Non è più come ai tempi delle Ciode, quando le contadine feltrine scendevano in piazza Duomo a Trento ad elemosinare un lavoro: ora i nodi del federalismo all'italiana vengono al pettine. I veneti dell'area prealpina, dopo l'ubriacatura leghista, risvegliatisi con un gran mal di testa, guardano al Nord senza se e senza ma; "dicono a nuora (il Trentino) perchè suocera (il Tirolo) intenda".  D'altronde, non sono i primierotti stessi incerti della loro identità? A guerra finita circolava  questo volantino sotto le Pale di San Martino: "Tirolesi i nostri padri, tirolesi i figli ancor, la nazion di tanti ladri respingiamo con orror.." Confini labili, quelli del Trentino: ora i referendari bellunesi che chiedono l'annessione alla nostra Regione sostengono che è "Trentino"l'intera area dolomitica, bellunese incluso. Che Cortina abbia fatto parte amministrativamente del Trentino per un triennio è cosa nota, ma si trattò del primo dopoguerra, che è preistoria; ora che si parla di regioni europee transfrontaliere, l'allargamento del Trentino è un anacronismo. Che di una vasta regione delle Alpi centrali il Trentino faccia parte come il Tirolo, l'area ladina e il Grigioni è fuori di dubbio, ora che siamo riconosciuti come "patrimonio dell'umanità". Si tratta di mettere d'accordo tre Stati, Svizzera, Italia ed Austria, Cantoni e Provincie, Comuni e Comunità di valle, storiche capitali come Trento ed Innsbruck. Che i confini siano ormai, nell'Europa comunitaria, fili di seta come sosteneva Magnago è senz'altro vero, trovare "la quadra" come direbbe Bossi, di una nuova regione europea che non sia il rifugio di tutti i nostalgici del Sacro Romano Impero, è cosa da far tremare i polsi anche ai granitici governatori di casa nostra.Forse, più che a colpi di referendum, il riassetto territoriale dovrebbe avvenire per vie autenticamente federaliste, che non sono nè quelle bossiane nè  quelle degli autonomisti ruspanti di casa nostra. Come sostenevano Ernesto Rossi e Altiero Spinelli ai tempi del manifesto di Ventotene, Costituzione europea, partiti europei, popoli e nazioni in una prularità di livelli di autogoverno che si intrecciano fra loro. Cominciamo, per l'arco alpino, a difenderne le peculiarità naturali, d'intesa con i movimenti ecologisti europei avanziamo su terreni nuovi, l'intendenza, con le sue logiche economico-fiscali, seguirà.

1 commento:

  1. Condivido. Per uscire dalla crisi che ci attanaglia e per continuare a mettere in tavola un piatto di minestra, la soluzione non è certo quella di chiudersi nei confini nazionali o infra-nazionali, ( con le spinte secessionistiche che conosciamo ), ma quella di unire le forze per affrontare con decisione le sfide della globalizzazione.
    E' arrivato il momento per i tre grandi paesi che hanno contribuito a fondare l'Unione Europea, Francia, Germania e Italia, di dare l'impulso per la nascita di una vera e propria Confederazione.

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